L'inno dell'endecasillabo sciolto

Una canzone senza fiato

Più volte ho evidenziato come i grandi cantautori del panorama italiano abbiano trovato nell'endecasillabo il metro più adatto per esprimere i loro pensieri, le loro premure, i loro sentimenti: da De André a Vecchioni, da Branduardi a Guccini, etc... La Toscana ha un rapporto privilegiato con questo metro. La Toscana di Dante, di Petrarca e di Marasco da sempre predilige l'endecasillabo per il parlare in versi, sia che si tratti di descrivere un complicato viaggio nell'aldilà sia che si tratti di raccontare il dramma della tracimazione dell'Arno del '66. 


Ha compiuto da qualche settimana 60 anni Roberto Benigni, simbolo in tutto il mondo della toscanità più genuina e vera. Personalmente non so se la lettura del sommo poeta e della sua Commedia lo abbia portato a una conversione sulla via di Damasco come avvenne a San Paolo, ma l'ultimo Benigni mi sembra l'eco lontana di quello combattivo, pungente e dissacrante (nel senso buono) che avevamo visto fino al famoso Tutto Benigni  95/96. Non è di satira comunque che volevo parlare, ma di una bella canzone d'amore scritta dal poliedrico artista toscano sulla musica del suo fedele compagno di sempre Nicola Piovani. Quanto t'ho amato compare nell'album del 2002 ponendosi in forte contrasto con le altre canzoni satiriche o comiche (più funzionali allo spettacolo) come L'inno del corpo sciolto e La banda del Pinzimonio. Gli endecasillabi delle strofe sono regolari, quasi sempre a maiore, con accento cioè sulla sesta sillaba. Compaiono qua e là nel testo anche novenari regolari. Metrica (elegante e precisa) a parte, questa canzone è la celebrazione del silenzio, delle parole non dette e delle risposte che non servono. Si celebra la comunicazione non verbale di due persone che si conoscono, che si amano, che si intendono con uno sguardo o con un semplice gesto. Allora si può "parlare senza fiato", fissare "lo sguardo colossale" della compagna che non crea smarrimento, anzi, che guida ed illumina la notte come "la stessa polare". Ci si sfiora, si ride e sorride. Ma non si parla. Le parole non contano anzi disperdono e distruggono "il cielo nascosto" e allora meglio non parlare. Anche a rischio di stare male. Bellissime immagini, bellissima metrica, bellissima musica. La conoscerete già, lo so, ma vi invito ogni tanto a riascoltarla.

Quanto t'ho amato (Ascolta il brano su Youtube)

Se tu mi avessi chiesto: "Come stai?" 
se tu mi avessi chiesto "Dove andiamo?" 
t'avrei risposto "bene, certo sai" 
ti parlo però senza fiato 
mi perdo nel tuo sguardo colossale, 
la stella polare sei tu 
mi sfiori e ridi no, cosi non vale 
non parlo e se non parlo poi sto male 

Quanto t'ho amato e quanto t'amo non lo sai 
e non lo sai perchè non te l'ho detto mai 
anche se resto in silenzio, tu lo capisci da te 

Quanto t'ho amato e quanto t'amo non lo sai 
non l'ho mai detto e non te lo dirò mai 
nell'amor le parole non contano conta la musica. 

Se tu mi avessi chiesto: "Che si fa?" 
se tu mi avessi chiesto dove andiamo 
t'avrei risposto dove il vento va 
le nuvole fanno un ricamo 
mi piove sulla testa un temporale 
il cielo nascosto sei tu 
ma poi svanisce in mezzo alle parole 
per questo io non parlo e poi sto male 

Quanto t'ho amato e quanto t'amo non lo sai 
e non lo sai perchè non te l'ho detto mai 
anche se resto in silenzio, tu lo capisci da te 

Quanto t'ho amato e quanto t'amo non lo sai 
non l'ho mai detto e non te lo dirò mai 
nell'amor le parole non contano conta la musica. 

Quanto t'ho amato e quanto t'amo non lo sai 
non l'ho mai detto ma un giorno capirai 
nell'amor le parole non contano conta la musica

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