Lettere ridicole

Pessoa e il secolo dell'assurdo

Fernando Pessoa nasce a Lisbona nel 1888. E' considerato a ragione uno dei più grandi scrittori del novecento: visionario, d'avanguardia, futurista. Nell'Europa dell'Ulisse di Joyce, de l'uomo senza qualità di Musil, de la coscienza di Zeno di Svevo, si fa anche lui carico della crisi dell'uomo, della sua perdita di certezze e di identità. Crisi di identità che Pessoa amplifica a tal punto da arrivare a scrivere sotto diversi eteronomi: Alberto Caeiro, Alvaro de Campos e Ricardo Reis, ciascuno con un proprio stile e una personale biografia. Si direbbe quasi una schizofrenia artistico-letteraria. Un genio, un precursore dei tempi e un inventore di stili- come dirà lo stesso Vecchioni in un'intervista che potete trovare cliccando qui- uno scrittore che ha scritto migliaia di cose meravigliose ma che arriva alla fine della sua esistenza e si accorge di non avere scritto mai una lettera d'amore. Da qui il brusco contatto con una realtà che gli era sempre sfuggita: quella della vita di tutti i giorni. Il suo scrivere sublime e onirico lo aveva portato a vivere vite e mondi paralleli, perfetti e affascinanti ma riempiti soltanto dal vuoto delle sue parole. Vecchioni nel brano che vi propongo oggi, insiste su questo: "non serve scrivere sul non senso del mondo e dell'esistenza se poi non riesci a toccare con mano una persona". 
E allora ecco che Pessoa, con ironia e amarezza, riconosce che per quanto ridicole possano essere le lettere d'amore, molto più ridicole sono le persone (e qui si fa un esame di coscienza) che, come lui, non ne hanno mai scritta una. E da qui anche il rammarico per non avere mai provato a raggiungere davvero, a stabilire un contatto più istintivo e profondo con una donna che amava, Ofelia. Proprio il lungo carteggio dello scrittore portoghese con questa donna ispira la bellissima canzone di Vecchioni, che dietro la feroce critica per la perdita di contatto della realtà non riesce a nascondere una altrettanto forte ammirazione nei confronti del plurimo poeta, capace di smuovere con le parole, dei sentimenti che invano poeti e cantanti prima e dopo di lui sono riusciti a sfiorare. 


Tutte le lettere d'amore
(Fernando Pessoa)Tutte le lettere d’amore sono
ridicole.
Non sarebbero lettere d’amore se non fossero
ridicole.
Anch’io ho scritto ai miei tempi lettere d’amore,
come le altre,
ridicole.
Le lettere d’amore, se c’è l’amore,
devono essere
ridicole.
Ma dopotutto
solo coloro che non hanno mai scritto
lettere d’amore
sono
ridicoli.
Magari fosse ancora il tempo in cui scrivevo
senza accorgermene
lettere d’amore
ridicole.
La verità è che oggi
sono i miei ricordi
di quelle lettere
a essere ridicoli.
(Tutte le parole sdrucciole,
come tutti i sentimenti sdruccioli,
sono naturalmente
ridicole).

Vi riporto di seguito la trascrizione in musica della poesia e dell'ammirata e feroce critica che Roberto Vecchioni rivolge a Pessoa



Le lettere d'amore (Ascolta la canzone su Youtube)

Fernando Pessoa chiese gli occhiali 
e si addormentò 
e quelli che scrivevano per lui 
lo lasciarono solo 
finalmente solo... 
così la pioggia obliqua di Lisbona 
lo abbandonò 
e finalmente la finì 
di fingere fogli 
di fare male ai fogli... 

e la finì di mascherarsi 
dietro tanti nomi, 
dimenticando Ophelia 
per cercare un senso che non c'è 
e alla fine chiederle "scusa 
se ho lasciato le tue mani, 
ma io dovevo solo scrivere, scrivere 
e scrivere di me..." 
e le lettere d'amore, 
le lettere d'amore 
fanno solo ridere: 
le lettere d'amore 
non sarebbero d'amore 
se non facessero ridere; 
anch'io scrivevo un tempo 
lettere d'amore, 
anch'io facevo ridere: 
le lettere d'amore 
quando c'è l'amore, 
per forza fanno ridere. 

E costruì un delirante universo 
senza amore, 
dove tutte le cose 
hanno stanchezza di esistere 
e spalancato dolore. 

Ma gli sfuggì che il senso delle stelle 
non è quello di un uomo, 
e si rivide nella pena 
di quel brillare inutile, 
di quel brillare lontano... 

e capì tardi che dentro 
quel negozio di tabaccheria 
c'era più vita di quanta ce ne fosse 
in tutta la sua poesia; 
e che invece di continuare a tormentarsi 
con un mondo assurdo 
basterebbe toccare il corpo di una donna, 
rispondere a uno sguardo... 

e scrivere d'amore, 
e scrivere d'amore, 
anche se si fa ridere; 
anche quando la guardi, 
anche mentre la perdi 
quello che conta è scrivere; 
e non aver paura, 
non aver mai paura 
di essere ridicoli: 
solo chi non ha scritto mai 
lettere d'amore 
fa veramente ridere. 

Le lettere d'amore, 
le lettere d'amore, 
di un amore invisibile; 
le lettere d'amore 
che avevo cominciato 
magari senza accorgermi; 
le lettere d'amore 
che avevo immaginato, 
ma mi facevan ridere 
magari fossi in tempo 
per potertele scrivere... 

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