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Visualizzazione dei post da 2013

Un Natale per non dimenticare

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Simone contro la gogna mediatica Accendiamo la tv e ascoltiamo un fiume di nefandezze e crimini da parte di uomini più o meno importanti, politici più o meno noti al grande pubblico che si macchiano di reati come peculato, corruzione, appropriazione indebita, truffa ai danni dello stato... et similia. Ci vengono proposti con una certa continuità dai media che quasi non ci facciamo più caso. Li guardiamo, li commentiamo, poi alziamo le spalle dicendo "Il solito magna magna". Siamo in uno stato dove l'istruzione è ridotta ai minimi termini: aule e strutture fatiscenti, classi numerose con troppi pochi insegnanti spesso anche poco preparati;  la sanità che lamenta mancanza di posti letto, strumentazioni inadeguate e mancanza di fondi per la ricerca; carceri sovraffollati, condizioni inumane per i detenuti il più delle volte dentro diversi anni per reati di povertà. E tante altre cose ancora... la metà delle quali potrebbero bastare per farci inorridire e farci scendere

Colpo di stato!

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Le conseguenze di una storia disonesta Si è sentito molto parlare in settimana di colpo di stato! E' stato detto anche troppo e troppo ancora ci sarebbe da dire. Per fare un colpo di stato ci vorrebbe in primis uno stato come già cantava Stefano Rosso nel 1978. "Ma che colpo se lo stato qui non c'è!" e già nella canzone si denunciavano i soliti segni di una crisi che colpiva a tutti i livelli (il prezzo della benzina, il sistema scolastico, il falso mito americano, etc..) Anche se dopo la decadenza dell'altissimo mi chiedo quale sarà il leitmotiv della campagna del PD, in cosa differiranno effettivamente i programmi... non è questo un blog di politica ma soltanto di musica e parole. E Stefano Rosso, con il suo melodiare metrico e burlesco (in una musicalità completamente differente ritroviamo la verve e la graffante ironia di Rino Gaetano),  con la sua musica si è fatto portavoce di un periodo di contestazioni e di protesta. Quella sana protesta che trovava

L'amore nell'età della pietra

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750000 anni fa, l'amore Era da tanto tempo che non riascoltavo questo CD, uno a cui tenevo di più negli anni dell'adolescenza, negli anni della scuola superiore. Darwin, un concept album di rock progressivo che a distanza di circa 20 anni (cazzo se sono invecchiato) ancora riesce a emozionarmi come pochi altri. In questo album, che metteva in musica e parole, la teoria dell'evoluzione vengono trattati diversi episodi della nostra storia: la nascita della vita, la conquista della posizione eretta, la formazione dei primi gruppi e tribù e l'amore... Questa canzone per l'appunto parla dell'incontro di un uomo primitivo con la donna di primitiva che porta il suo branco ai pozzi, a pascolare. Lui nell'ombra, la osserva la scruta e se ne innamora. Lei, dai larghi fianchi, è puro oggetto di contemplazione estatica. Ancora non è stato inventato il linguaggio e il labbro inerte non sa dire niente. Lui sogna la sua vita con lei, di vestire il suo seno di gocce

Il sole, la spiaggia e tanta nostalgia per Rino

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Brunori, una società per canzoni Era l'estate del 2010. C'era Cristina Donà che cantava a Firenze, a Santa Croce (o giù di lì). Una serata caldissima. Partimmo in tre da Siena nella speranza di passare qualche ora piacevole... nonostante la Donà! Ad aprire il concerto ci sarebbe stato un certo Dario Brunori, per me un completo sconosciuto. Era un amico del mio amico Sandro. Avevano lavorato insieme ai parcheggi di Siena. Nella macchina aveva messo un CD di questo tipo. Non sembrava male... Arrivammo nella piazza che già il concerto di Bruoni era iniziato. Non ricordo quale canzone stesse cantando. La cosa che sul momento mi colpì di più era il suo modo di riempire gli spazi tra una canzone e l'altra. E visto che al tempo di canzoni ne aveva poche... era tanto lo spazio da riempire.  Aveva uno spiccato accento calabrese, una piacevole autoironia e un  brillante dialogare con il pubblico. Il pubblico che- per lo più- era andato lì per ascoltare Cristina Donà.

Genova per Bruno

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Un fortunato matrimonio a 3 Abbiamo riscoperto vecchi successi di De Gregori, di Vecchioni, del bravissimo e troppo poco conosciuto per quanto merita Castelnuovo. Questa sera mi è tornato prepotente un motivo nella mente che all'inizio non riuscivo ad inquadrare in un contesto più specifico del vago "na na... na na na na". Poi ho in qualche modo associato il sound a quello inconfondibile dei più grandi successi di Mogol Battisti. Ma non era di Lucio la voce che mi ricordavo in questo brano. Finalmente l'illuminazione. Era la nostalgica voce di Bruno Lauzi. Ma la canzone fa parte di quel periodo (prima metà degli anni '70) della vita del cantautore eritreo cresciuto a Genova di collaborazione con il duo Mogol-Battisti. Trova un grandissimo successo di pubblico con le canzoni che lo storico duo aveva scritto per lui:    Mary oh Mary, E penso a te, Amore caro, amore bello, L'aquila e Un uomo che ti ama. Ma Bruno Lauzi non è un artista che vive come

La guerra di Ivano

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Ballata contro tutte le guerre Gli ultimi post hanno avuto come oggetto centrale la seconda guerra mondiale. Vista con gli occhi di Castelnuovo e de Gregori. In particolare il bombardamento di Roma, del Verano e di Papa XII, l'angelo con gli occhiali che vuole andare senza preavviso e senza scorta a toccare con mano gli orrori della guerra che aveva colpito al cuore la sua Roma.  La canzone che vi invito ad ascoltare oggi, nel giorno della liberazione, è un inno alla non violenza e alla pace. Le déserteur (Il disertore) è una canzone francese conosciuta in tutto il mondo, scritta da Boris Vian nel 1954 e pubblicata il 27 maggio di quello stesso anno, giorno della disfatta della Francia nella Battaglia di Dien Bien Phu, che segna la fine della guerra in Indocina. E' stata tradotta in italiano per la prima volta da Luigi Tenco che la intitolò Padroni della terra. Rimase inedita finché nella traduzione di Giorgio Calabrese non venne resa nota al pubblico nella versione attu

Tutto il resto è noia

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Addio Califfo Che non fosse una Pasqua delle più serene si era capito già dall'aria politica che tira in questi giorni, ma gravarla di due scomparse così illustri tra il venerdì santo e la domenica sa quasi di persecuzione.  Non avevamo fatto in tempo a capacitarci della scomparsa di Enzo Jannacci che subito si diffonde la notizia della scomparsa di Franco Califano. Anche lui sopraffatto da una terribile malattia contro la quale lottava da anni.  Franco Califano è Salernitano di nascita (anche se nacque in aereo sopra i cieli di Tripoli) e romano di adozione. Ha scritto pezzi indimenticabili della canzone romana e romanesca (una tra tutte  Semo gente de Borgata per i Vianella) e per la canzone italiana in senso esteso (vale la pena ricordare Minuetto  e La nevicata del '56  per Mia Martini ). Califano oltre che un cantante e un cantautore è stato anche e soprattutto un bohemien e un attento scrutatore dell'universo femminile. Ci mancheranno molto le sue battute e