...che lavoro non ce n'è

Io e te

Capita molto spesso di identificare un cantante con un suo grande successo: Gloria Gaynor con I will survive, Ferradini con Teorema, Claudio Lolli con Ho visto anche degli zingari felici, etc... o con più di una canzone che li rappresenta se l'autore ha lasciato più di un segno indelebile nel panorama musicale italiano.
Vincenzo Jannacci (classe '35) movimenta la scena musicale e cabarettistica italiana dai primi anni '50, quando iniziò a suonare e cantare rock'n' roll nel club del molleggiato insieme a quelli che saranno poi gli amici di sempre:  Gaber e Tenco. Nonostante la mole di lavoro prodotto in quasi 60 anni di carriera, quando si sente nominare Jannacci le prime canzoni che vengono in mente sono quelle del teatro-canzone (molto caro anche al signor G):
mi riferisco a Vengo anche io (diventato un tormentone),  Ho visto un re (scritta a quattro mani con Dario Fo), Bobo merenda (rispolverata qualche anno fa dalla Banda Bardò), etc...
Ma la complessità e le vicissitudini della vita di Jannacci sono stati ritratti e immortalati in diverse canzoni meno conosciute dal grande pubblico. Quella che vi propongo viene scritta in un periodo che l'artista milanese (di origini pugliesi) trascorse lontano dai riflettori: pochissime apparizioni tv e pochissimi concerti. A fine anni 70 (Io e Te è del 1979) Jannacci si dedicava a tempo pieno alla professione medica ma la vena artistica di questo periodo lo porta a scrivere questo capolavoro:


Io e te
io e te che ridevamo
io e te che sapevamo
tutto il mondo era un bidone
da far rotolare...sì
Sì perché
la bellezza dei vent'anni
è poter non dare retta
a chi pretende
di spiegarti l'avvenire,
e poi il lavoro e poi l'amore...
Sì ma qui
che l'amore si fa in tre
che lavoro non ce n'è
l'avvenire è un buco nero
in fondo al dramma
Si', ma allora,
ma che gioventù che è,
ma che primavera è...
e la tristezza
è lì a due passi
e ti accarezza
e ride...... lei
Si' ma qui,
che l'amore si fa in tre
che lavoro non ce n'è
l'avvenire è un buco nero
in fondo al dramma
Sì, ma allora,
ma che gioventù che è
ma che primavera è..
e la tristezza è lì a due passi
e ti accarezza
e ride..... lei



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