Sott'Arno coi gatti

Romanticherie pisane

Di canzone dialettale toscana se ne era già parlato a proposito del grande Riccardo Marasco e dell'amara ironia riguardo l'alluvione di Firenze del'66. Per non far torto a nessuno questa volta si percorre ancora qualche chilometro d'Arno per arrivare da Firenze a Pisa. In questa città un duo di musicisti virtuosi (Tommaso Novi e Francesco Bottai) mette su un gruppo Jazz molto particolare: i gatti mézzi. Il piano di Tommaso e la chitarra di Francesco dialogano per tutti i brani con intrecci tutti da ascoltare, ma la grossa novità introdotta dai Gatti è nell'uso sistematico del dialetto pisano e della narrazione nostalgica dei tempi che furono della loro città. Così, tutto a un tratto, ci si trova catapultati dentro una realtà completamente nuova, tra le chiacchere da Bar (dal Salvini magari), a discutere dell'alluvione, di vecchi e nuovi amori (a questo proposito non posso dimenticare, durante un loro concerto a Siena, introducendo la canzone che vi invito tra poco ad ascoltare, che Tommaso dal palco spiegò: "Non ci s'hanno tante canzoni d'amore, perché a noi le donne ci durano quanto un gatto sull'Aurelia"), di politica e di musica. 


La serenata che vi propongo è tratta dall'album Struscioni del 2011 (il primo non autoprodotto del gruppo) e riporta una serie di immagini che non possono non fare sorridere. Il video è stato realizzato da un istituto tecnico di Pontedera e rende ancora più suggestivo il brano.
Buon ascolto.

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