Un bronzo in prospettiva

 Un bronzo in prospettiva

Breve riflessione sul campionato a squadre allievi di quest'anno

Nemmeno otto ore fa si è disputato l’ultimo incontro del campionato allievi di quest’anno che, volesse il cielo, si è tornato a giocare nella bellissima cornice del Palacongressi di Salsomaggiore. Tante le squadre presenti, tra primo e secondo anno, NC e pre-agonisti, ma il mio personale interesse era rivolto nello specifico su una del secondo anno, la squadra Valdonio, dove si presentavano ben quattro ragazzi che, a conti fatti, giocano a bridge da meno di un anno. E’ una squadra giovane, l’età media sarà sui 30 anni si e no… è una squadra in parte figlia della pandemia, nata dalla voglia di occupare il tempo durante i mesi bui del lockdown con qualcosa di nuovo (due di loro hanno cominciato proprio con uno di quei corsi on line che la FIGB ha organizzato su tutto il territorio per fare in modo che un’occasione di riposo forzato tra le mura domestiche si trasformasse in un’opportunità per conoscere il nostro passatempo migliore). E’ una squadra che ha preso vita dalla sinergia di diversi insegnanti e dall’amicizia nata sul tavolo tra persone dislocate geograficamente in un’area compresa tra Siena e Milano, passando per Pisa. E’ una squadra che, a una mano dalla fine, era in vantaggio sui secondi di 4 VP. E partiamo allora proprio dalla fine… dall’attesa dell’ultima mano.

In chiusa hanno concluso da un pezzo. Le ragazze in aperta, si sa, sono più riflessive. Il risultato in chiusa è rassicurante (4 cuori +3). Vado a controllare la mano. Eccola:




12 punti per Ovest che apre, annunciando già il suo palo di cuori quinto e 12 per chi risponde con un bel fit di QJT2 nel palo del compagno. Bene! Vedo le carte degli avversari (la 3-3 a picche non ci dispiace!) e capisco che non avrei trovato il modo di andare sotto nemmeno io. Benissimo!

Il tempo passa e il risultato, quanto meno di mano pari, non viene ancora confermato. Cosa sta succedendo? A un certo punto l’amaro epilogo. Un momento di blackout e in aperta le nostre belle e brave bridgiste giocano un (poco comprensibile) 3 cuori +4. Finisce tra le lacrime delle due ragazze, la perplessità degli istruttori presenti a Salso e dei compagni tenuti (per quale motivo?) in panchina per due turni a fila. Quindi è sfumato l’oro, resta comunque un ottimo argento… no, nemmeno quello! Perché quando la sfortuna ti prende di mira, sa essere veramente infame! Con un distacco più aderente a una gara di 100 metri piani che a un incontro su 12 turni di bridge, la classifica dice che quella mano è costata anche l’argento si, per qualcosa come 5 millesimi, un nulla che diventa il carico da 90. Ecco il ranking finale:




E allora il bronzo, visto da questa prospettiva, è un oro mancato e un oro mancato proprio per una leggerezza delle due ragazze. Adesso fermi tutti. Se no si arriva alla conclusione, sbagliata, che quei 149,51 VP (21 in più dei quarti) arrivino tutti dall’ultima mano. 

E allora facciamo un piccolo salto indietro. Prendiamo la terza mano dell’incontro, costata ai nostri ragazzi 10 mps (né più né meno della 3 cuori +4), che vi mostro:




In questa mano, la solidissima coppia meneghina Valdonio Schipa, riesce a far fare 9 prese agli audaci avversari che si erano spinti a 3SA. Leggerezza, stanchezza, obnubilamento? Forse un po’ di tutto. Fatto sta che una mano, destinata ad essere pari, si è trasformata in un macigno da ben 10 mps. Ecco, la domanda che uno si potrebbe porre: invertiamo la posizione della mano 3 con la mano 7, il 3SA (malamente regalato) con il 3 cuori (malamente licitato). In questa nuova prospettiva, a finire sulla graticola sarebbero stati i due ragazzi? E questa sarebbe stata etichettata come la mano causa dell’oro perso? Probabilmente… 

Allora cambiamo nuovamente il punto di vista. Partiamo dal primo turno di questo campionato a squadre allievi secondo anno, quando tutti erano ancora fermi ai canapi a 0 VP e la squadra Valdonio si presentava con due coppie di allievi del primo anno e una sola coppia più collaudata del secondo. Le coppie del primo anno avevano avuto poco tempo di giocare insieme perché, fondamentalmente, avevano deciso di partecipare a questo campionato all’ultimo minuto. Insomma, una squadra che si presentava ai blocchi di partenza senza troppe pretese e che, nonostante questo, si è ritrovata a giocarsi l’oro fino all’ultimo incontro. Fino all’ultima dannatissima mano dell’ultimo incontro. Vista così è sicuramente una medaglia di bronzo per certi versi inaspettata e gradita.






Insomma, a conti fatti, cosa possiamo concludere di questa terza piazza della squadra Valdonio?

Rammarico per il finale? Rabbia per la mancata lucidità di alcune scelte (cruciali)? Tristezza per aver visto altre due squadre festeggiare su un inciampo nostro? Assolutamente no. Vedere sotto questa unica prospettiva la medaglia di bronzo dei ragazzi è troppo severo e ingiusto. 

Questa è la medaglia di Carlo, che si è avvicinato al bridge con un corso on line fatto durante la pandemia e che ha stretto con il gruppo di Siena e Milano una sincera amicizia;

è la medaglia di Virginia, 24 anni si e no, che, dopo 30 giorni di Covid (asintomatico per fortuna!)  si è negativizzata giusto in tempo per raggiungere i compagni di squadra e condividere con loro la sua prima volta a Salsomaggiore (di cui ognuno di noi credo conservi un bellissimo ricordo!);

è la medaglia di Valerio, 20 anni a dirne tanti, che ha iniziato il corso on line ad aprile, e, giocando insieme a quelli con un anno in più di anzianità ha saputo dire la sua fino all’ultimo, con la sua euforia e la sua simpatica esuberanza;

è la medaglia di Zaira che, dopo l’oro a coppie con Fabrizio, voleva provare a bissare il successo anche nella competizione a squadre, lei che è stata seguita nei suoi primi passi nel mondo del bridge tanto dalla scuola senese che da quella di Milano (fondamentale, perché se è importante imparare le cose da fare, lo è ancora di più imparare quelle da evitare in ogni modo!);

è la medaglia di Fabrizio che, da interista, è comunque abituato a perdere il titolo nell’ultima giornata, e che- scherzi a parte- ho avuto il piacere di incontrare sulle più comuni piattaforme per il gioco elettronico riconoscendone da subito il talento;

ed è la medaglia di Fabio, compagno di Fabrizio, che del team è l’unico che non conosco personalmente ma che, per aver sopportato gli altri 5, si è distinto comunque per la stoica resistenza durante questa tre giorni di bridge.

Insomma in questa medaglia c’è tutto quello che vorremmo vedere nel bridge dei prossimi anni e questa è forse l’unica prospettiva giusta per leggere questo bronzo!

Bravi ragazzi! Ci avete fatto emozionare fino alla fine…

 

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