… e poi ci sono quelle classi dove “entrare” non è facile

 … e poi ci sono quelle classi dove “entrare” non è facile

(Testo di Daniela Di Bonaventura)

Il Cpia 1 Siena si dedica da sempre all’istruzione degli adulti e avere una classe di Biennio serale composta prevalentemente da minorenni, con storie scolastiche e di vita sicuramente non facili, è una grande sfida. Una sfida che richiede infinite energie e propensione a risolvere le criticità, che non sono mai poche!!

Però poi “fai centro”!!!! 

Per esempio quando un gruppo di insegnanti decide di avviare un Progetto intitolato “Dentro e fuori le mura” per avviare un dialogo e un confronto fra quel “fuori” e il “dentro”. Dentro la Casa di reclusione di Ranza di San Gimignano.

Si dice che uno non conosce davvero un Paese finchè non è stato nelle carceri…” così scriveva Mandela e, secondo gli insegnanti responsabili del Progetto (Daniela Di Bonaventura, Marco Di Domenico, Anna Lisa Pani e Ambra Volpini), per tutti gli studenti del serale questa esperienza è stata pensata come una possibilità di arricchimento, una presa di coscienza che vivere “dentro”, privati della libertà, sia quanto di più difficile possa esserci; per qualcuno, forse anche come monito ai loro comportamenti, a volte frutto di sola superficialità. Forte è la convinzione che soltanto l’esperienza diretta possa incidere profondamente sulla coscienza individuale e costituire, quindi, la base per la crescita di una sana coscienza individuale e collettiva.

Il progetto, che ha visto coinvolti quegli studenti del Biennio della scuola serale della sede di Poggibonsi, i docenti, gli studenti della Casa di reclusione di Ranza e gli attori del gruppo di teatro “Talibè” della Casa di reclusione,  è stato articolato in più fasi: tutto è iniziato con un lavoro di preparazione nelle rispettive classi dove gli studenti hanno “dialogato” tra di loro, a distanza, attraverso i loro pensieri trasformati in parole scritte e lette dall'insegnante di italiano, Daniela Di Bonaventura. Parole che hanno toccato le corde dell’anima e che, si spera, possano essere il punto di partenza per un futuro diverso e migliore.

Il giorno 28 marzo 2023 il regista Alessandro Bianchi e la compagnia “Talibè” sono venuti nella classe 2^A a portare “fuori” la loro esperienza di attori e di attori ristretti. Hanno raccontato quanto il teatro per loro sia stato un riscatto, un assaggio di libertà e una scoperta come preziosa opportunità di ritrovare se stessi, conoscersi ed evolvere per uscire, quindi, cambiati e hanno risposto alle domande poste dagli studenti incuriositi dalle loro storie.

Nel mese di maggio gli studenti della classe 2^A sono poi entrati nel carcere e hanno incontrato gli studenti ristretti. Ne è conseguita una riflessione e i tanti pensieri e le curiosità, piano piano,  hanno preso voce dando origine a un confronto di profonda commozione.

Nell’arco del pomeriggio, tutti hanno partecipato a un laboratorio di teatro. La modalità laboratoriale “circolare di relazione” ha permesso di creare empatia e scambio vivendo anche un’immersione nello spettacolo in via di preparazione. 

Momento di grande respiro e, come ci ha detto uno studente “una sensazione di libertà, non provata da tanto tempo”,  “incontrare degli studenti e confrontarsi con loro ci ha fatto sentire importanti perché abbiamo cercato di far capire, con le nostre storie, come non commettere gli stessi sbagli commessi da noi”



(Disegno di Leonardo R., ex studente del CPIA1 Siena)

 

Il 20 giugno, come momento conclusivo, la classe 2^ A ha assistito allo spettacolo teatrale che si è tenuto nel Carcere di Ranza trattante la tematica del viaggio: viaggio reale e viaggio interiore. Viaggio che gli studenti hanno compiuto “a bordo” del vascello, pieni di contrastanti emozioni.

Spettacolo che ha avuto, poi, la sua conclusione all’evento Nottilucente.

Il Progetto, nato grazie alla collaborazione tra il Cpia 1 Siena e l'area educativo-trattamentale della Casa di reclusione di Ranza, è stato avviato per la prima volta nel corrente anno scolastico con l’auspicio di tutti che segni l’inizio di un percorso attraverso cui far dialogare tra loro le figure coinvolte per una riflessione comune rintracciandone connessioni e punti di incontro. L’augurio è che il dialogo costruttivo tra gli studenti ristretti e gli studenti del serale si allarghi, oltrepassando le mura perché riteniamo che questo confronto sia stato una vera opportunità di crescita reciproca, un arricchimento interiore e un’occasione per connettere il dentro e il fuori le mura del carcere, IL carcere e LA società civile.

Ci piace concludere con alcune frasi tratte dagli scritti degli studenti ristretti, di Gianfranco, di Pasquale, di Vito, di Franco… Sono parole malinconiche, ma pronte a mettere le ali e volare “fuori”…

La vita va vissuta in una botta sola, ma attenzione che nella vita non sa mai cosa c'è dietro la curva. Pure a me piace andare a tutto gas però ho imparato a rallentare prima della curva per poi accelerare subito dopo. … io ho imparato che se uno ci si mette alla fine vince. Prima di entrare in carcere non pensavo che a 46 anni mi sarei mai iscritto a scuola, eppure oggi la frequento. In più ho perso 55 kg, ho iniziato a cantare al karaoke e la domenica vado in chiesa; perciò non sai mai cosa c'è dietro la curva. E io non sapevo che, qui dentro, a me aspettavano tutte queste belle cose. E prima di questa curva nella mia vita cosa c'era? Questa è un’altra storia…” FRANCO

Il carcere separa e toglie la parola alla voce, toglie la vita, vivere senza mondo restringe il mondo attorno a noi… Ci sono persone che in carcere non resisterebbero neanche un giorno e una notte, chiusi in una cella. Quando senti il blindato chiudersi alle spalle, il buio cala dentro il tuo cuore e ti rendi conto di essere morto, ma di soffrire come uno vivo…Il mio cuore scoppia di gioia quando piango perché le mie non sono lacrime di dolore, ma di vita e malinconia. Mi piace liberare le mie lacrime perché mi ricordano che ho ancora un'anima e un cuore. Da bambino mi mettevo con la testa in giù per vederle cadere perché avevo sempre dei buoni motivi per piangere, fa molto bene ad ognuno di noi...Una persona mi chiese se avessi fatto l'abitudine al carcere; no, non ci si può fare l'abitudine senza perdere la propria vita perché la libertà è la cosa che conta di più per ognuno di noi. Essere liberi è una cosa che non ha prezzo E la libertà non si può comprare.” GIANFRANCO

E’  stato proprio nei momenti di maggiore difficoltà che nel nostro spirito si sono cimentati la determinazione, la forza interiore e la saggezza maturando una visione cristallina sulle cose essenziali della vita…La nostra esperienza piena di patimenti ci ha illuminato su fattori decisivi e abbiamo capito con chiarezza che i soldi e la ricchezza in genere sono fondamentali allorché ne facciamo buon uso, mentre, se vengono maneggiati per soddisfare la voracità incolmabile degli egoismi personali, diventano un elemento velenosissimo peggio della droga. Considerato che il denaro ha la forza persuasiva di intorpidire il pensiero e zittire la verità. In maniera analoga abbiamo compreso intimamente che la libertà è troppo preziosa e non vi è prezzo per cui vale la pena di rischiare di perderla, semmai va difesa a costo della vita. Cari ragazzi, il bene più puro è quello che vi regala la felicità duratura e risiede nella vostra anima. Non sono le circostanze esterne a trascinare nella sofferenza, è la mente non domata a causarla.” PASQUALE e VITO


Disegno di Marco di Domenico

(Disegno di Marco di Domenico)

 

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