La canzone della triste rinuncia
Il valore del tempo
Di Guccini è stato già detto tutto: il suo scrivere in versi molto vicini a quelli propri della poesia, l'impegno sociale dagli anni della Locomotiva a quelli di Addio, il passaggio da un Guccini incazzato e incazzoso a un Guccini cinico e distaccato che sembra seguire le vicende mondane dall'alto del suo appennino e non più dalla piazza.
In queste due righe volevo riportare l'attenzione sul Guccini innamorato, il Guccini che scrive e che canta d'amore. Nelle sue canzoni l'amore (per una donna) compare con tutte le sue sfaccettature: critica e aggressiva verso il passato (Quattro stracci), idilliaca e dolce (Vorrei), voyeuristica e partecipe (Samantha, Venezia). Sono le vicende tristi di Andrea e Samantha, di Stefania (e perché no, di Antenor per chi se la ricorda) quelle in cui il cantautore modenese riesce a descrivere con tutte le sfumature di grigio questo paesaggio interiore caratterizzato dalla perdita dell'altro (a volte, fino al caso limite della dipartita del protagonista), dalla caduta delle certezze dei legami affettivi, dell'improvviso senza di vuoto e malinconia che coglie anche il più distaccato burattinaio di parole.
A questo filone possiamo ricollegare la canzone che vi invito ad ascoltare oggi. La canzone delle domande consuete fa parte della storia musicale recente, compare nell'album Quello che non del 1990.
Sono stato a diversi concerti di Guccini dal '97 ad oggi, ma non ho avuto mai l'occasione di ascoltarla live. Certe volte non riesco a capire quali siano i fattori che determinano il successo (inteso verso il pubblico) di una canzone piuttosto che un'altra. Il brano in questione, in questo senso, mi ha fatto molto riflettere. Vabbeh...
La canzone delle domande consuete mi richiamo alla mente un Guccini che nel dopo cena, sempre con un bicchiere di vino in mano (forse sono stato contagiato dalla Moglie brontolona dei Mercanti), comincia guidato dall'alcol e dalla passione una discussione con la compagna con la quale si deve fare il punto della situazione: continuare a stare insieme oppure andarsene per strade diverse? (Il tempo ha poi deciso qual era la scelta da prendere). E allora ecco una serie incalzante di domande che non lasciano il tempo e il modo all'interlocutrice di intervenire, di ribattere. Non è un dialogo, è una riflessione ad alta voce, con tutte le contraddizioni che i sentimenti (e il vino) possono portare: "Non andare! Vai! Non restare! Stai! Non parlare! Parlami di te!"
Vi lascio all'ascolto tutto d'un fiato di questo meraviglioso brano poco conosciuto.
Canzone delle domande consuete (Ascolta il brano su Youtube)
Ancora qui a domandarsi e a far finta di niente
come se il tempo per noi non costasse l' uguale,
come se il tempo passato ed il tempo presente
non avessero stessa amarezza di sale.
Tu non sai le domande, ma non risponderei
per non strascinare parole in linguaggio d' azzardo;
eri bella, lo so, e che bella che sei,
dicon tanto un silenzio e uno sguardo...
Se ci sono non so cosa sono e se vuoi
quel che sono o sarei, quel che sarò domani,
non parlare non dire più niente, se puoi,
lascia farlo ai tuoi occhi, alle mani...
Non andare... vai... Non restare...stai... Non parlare... parlami di te...
Tu lo sai, io lo so, quanto vanno disperse,
trascinate dai giorni come piena di fiume
tante cose sembrate e credute diverse,
come un prato coperto a bitume.
Rimanere così, annaspare nel niente,
custodire i ricordi, carezzare le età;
è uno stallo o un rifiuto crudele e incosciente
del diritto alla felicità...
Se ci sei, cosa sei? Cosa pensi e perchè?
Non lo so, non lo sai; siamo qui o lontani?
Esser tutto, un momento, ma dentro di te,
aver tutto, ma non il domani...
Non andare... vai.. Non restare...stai... Non parlare... parlami di te...
E siamo qui spogli in questa stagione che unisce
tutto ciò che sta fermo, tutto ciò che si muove,
non so dire se nasce un periodo o finisce,
se dal cielo ora piove o non piove...
Pronto a dire "buongiorno", a rispondere "bene",
a sorridere a "salve", dire anch'io "come va?"
Non c'è vento stasera. Siamo o non siamo assieme?
Fuori c'è ancora una città?
Se c'è ancora balliamoci dentro stasera,
con gli amici cantiamo una nuova canzone...
tanti anni e son qui ad aspettar primavera,
tanti anni ed ancora in pallone...
Non andare... vai... Non restare...stai... Non parlare... parlami di te...
Non andare... vai... Non restare...stai... Non parlare... parlami di noi...
STUPENDA
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